Nicolai Lilin – Storie sulla pelle

Che faccia ha questo libro:

Di come ci siamo conosciuti: Seguo Lilin dal suo primo romanzo. Devo essere stata tra i primi dieci italiani ad aver comprato il nuovo libro. Storie sulla pelle è anche il mio primo ebook (o meglio, il primo ebook legalmente acquistato su Amazon).    

Di quello che ci siamo detti:

L: Si torna indietro di qualche anno rispetto all’ultimo romanzo, Il respiro del buio. Di nuovo a Bender, ancora tra i criminali onesti, ma questa volta per seguire l’apprendistato da tatuatore di Kolima. 

A: Bello ritrovare i personaggi di Educazione siberiana, anche se qui il quadro viene decisamente completato con l’inserimento di nuove e affascinanti figure, come quella dell’irrispettoso fochista hippy, nemico giurato dell’autorità e socio leale del giovane tatuatore. Devo dire che avevo qualche dubbio sulla decisione di abbandonare il genere del romanzo a favore di una struttura articolata su sei racconti, ma mi sono dovuta ricredere. 

L: In effetti i racconti si compenetrano e si integrano a vicenda, procedendo in fin dei conti lungo un asse cronologico piuttosto regolare. Del resto, il talento affabulatorio di Lilin mi sembra una buona garanzia.

A: Già. Peccato solo per l’editing.

L: In che senso?

A: Che un autore di madrelingua non italiana possa commettere errori di sintassi o di ortografia è naturale e assolutamente scusabile, ma qualcuno – anzi, più di qualcuno – l’avrà letto il manoscritto prima di darlo alle stampe. E tuttavia in alcuni punti la lettura è ostacolata da espressioni poco chiare, che fanno a pugni con l’italiano scorrevole del resto del testo.

L: Tipo?

A: “L’ovale del suo viso era perfetto, la fronte alta, coperta a metà dalla veste tradizionale ricamata, il mento minuto, la bocca raccolta, chiusa, come se non volesse affermare mai più, come se tutto quello che aveva da dire fosse già carne dentro suo figlio”. Che ne dici di questo ‘affermare’?

L: …

A: Comunque si tratta di episodi sporadici. Per il resto, grandi storie, che, ancora una volta, Lilin sembra quasi confessare all’orecchio del lettore, in amicizia, davanti a una birra.

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